Le origini
Passare in rassegna le pagine della storia di Cavallino Treporti offre l’occasione di fare degli incontri impensati e molto intriganti.
Tra questi Daniel Nijs (1572-1647), mercante fiammingo, che visse a Venezia la maggior parte della sua vita. Famoso per aver mediato la vendita della collezione d’arte dei Gonzaga di Mantova a Carlo I d’Inghilterra, è stato il più importante commerciante d’arte del Seicento.
A lui è dedicato il centro culturale che porta il suo nome e ha come sede un luogo molto suggestivo: l’ex abside dell’antica chiesa di Santa Maria Elisabetta a Cavallino. Vicina alla casa seicentesca dove si dice che Nijs abbia vissuto per lunghi periodi.
Nato a Wesel in Germania apparteneva a una famiglia di protestanti che proveniva dal sud dei Paesi Bassi, ora territorio del Belgio. Si trasferì a Venezia verso il 1590 per esercitare il commercio unendosi ad alcuni familiari già attivi nella Serenissima Repubblica.
La vita
Grazie allo scambio di seta, tessuti e altre merci Nijs aveva già nel 1615 accumulato ingenti fortune, ed era proprietario di una consistente collezione d’arte nota tra gli addetti ai lavori sia a Venezia sia presso le Corti europee.
La vendita della collezione Gonzaga alla Casa reale inglese (1627-28) che lo rese così famoso si rivelò però per lui un tragico errore, in quanto egli non riuscì a riscuotere tutti i suoi crediti e dovette dichiarare bancarotta.
Tra le sue innumerevoli attività c’era anche quella di imprenditore di opere pubbliche pensate per facilitare i suoi scambi, quali la progettazione delle conche vinciane a Cavallino (1631-32) per collegare il corso del Piave (ora Sile) con la laguna di Venezia. Sono meglio note come le “porte del Cavallino” e incrementarono enormemente i commerci via acqua tra la Repubblica Serenissima e il nord-est del Veneto e il Friuli.
Curiosità: La più misteriosa delle opere in possesso del mercante era un cabinet in ebano contenente "disegni, immagini, medaglie, cammei, intagli di agata ... intagli di cristallo, gioielli e molte altre rare curiosità". Per la maggior parte del tempo era sigillato e nascosto da occhi indiscreti. Sembra che Nijs sia rimasto aggrappato a quel forziere per tutta la vita, nella speranza che lo potesse preservare da problemi finanziari, ma alla fine fu costretto a venderlo a una somma notevolmente ridotta rispetto al suo valore a Thomas Howard XXI, Conte di Arundel. Se ne perde ogni traccia quando quest'ultimo va in esilio prima ad Anwersa e poi nel 1646 in una Villa vicino a Padova dove muore. Arundel ha dato il suo nome a uno dei Codici di Leonardo da Vinci conservato oggi al British Museum.
Da: Il mercante fiammingo di Venezia: Daniel Nijs e la vendita della collezione d’arte Gonzaga di CHRISTINA M. ANDERSON, New Haven, Yale University Press
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